
Il Digital Omnibus è stato annunciato dalla Commissione Europea come una svolta epocale: meno burocrazia, più innovazione, un percorso unico che ingloba AI Act, cybersecurity, gestione dei dati e flussi digitali.
Il Digital Omnibus appare come una grande opera di semplificazione normativa, utile ma insufficiente.
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Sulla carta, una rivoluzione che promette fino a cinque miliardi di euro di risparmi alle imprese entro il 2029. Nei fatti, però, questo pacchetto rivela falle strutturali che non possono essere ignorate: dalla totale assenza di una strategia contro la minaccia quantistica alla dipendenza cronica da infrastrutture straniere, fino al rischio di creare un gigantesco “honeypot” che accorpa tutti i dati sensibili europei in pochi punti centrali.
La versione ottimista raccontata da Bruxelles è seducente. La versione realistica, invece, solleva un dubbio: l’Europa sta davvero rafforzando la propria sovranità digitale o sta semplicemente semplificando i moduli senza mettere mano agli elementi critici della sicurezza?
- Una visione antiquata di fronte alla minaccia quantistica
- Il limite più clamoroso del Digital Omnibus è la totale assenza di una strategia sulla crittografia post-quantistica. Le prime macchine quantistiche in grado di scardinare gli algoritmi oggi utilizzati potrebbero arrivare già nel prossimo decennio, e i dati sensibili archiviati oggi rischiano di essere decifrati domani.
- Gli Stati Uniti e la Cina hanno definito la migrazione alla Post-Quantum Cryptography come priorità nazionale. L’Europa no.
- Ignorare il rischio quantistico significa condannare a vulnerabilità future milioni di documenti sensibili, dati sanitari, finanziari, infrastrutturali. Un’ingenuità strategica che, in un piano orientato al 2030, suona quasi come un’ammissione di impreparazione culturale.
- Sovranità dei dati: dichiarata, ma non garantita
- Il pacchetto parla di tutela dei flussi di dati, anti-leakage toolbox e rafforzamento del “ruolo globale dell’UE”. Ma non affronta il vero nodo: la quasi totale dipendenza del continente da server e infrastrutture cloud di multinazionali statunitensi o asiatiche.
- Quando un’infrastruttura digitale è gestita da entità soggette a leggi straniere, la sovranità diventa uno slogan, non una realtà.
- Il rischio è evidente: un’infrastruttura europea che continua a funzionare solo grazie a tecnologie che l’Europa non controlla.
- Un modello centralizzato che attira gli attacchi
- Il Digital Omnibus introduce l’idea di un punto unico ENISA per la segnalazione degli incidenti. Meno burocrazia, certo.
- Ma centralizzare gli incidenti critici europei in un unico hub equivale a creare il bersaglio perfetto.
- Lo stesso vale per l’European Business Wallet: una sola piattaforma che gestisce identità, autenticazioni, firme digitali e scambi di documenti.
- Centralizzare può semplificare, ma può anche amplificare i rischi: basta una vulnerabilità, anche piccola, per scoperchiare l’intero sistema.
- Privacy e AI: una “armonizzazione” che serve più all’industria che al cittadino
- La Commissione sostiene di voler armonizzare GDPR e AI Act, ma le scelte parlano chiaro: si allentano i vincoli sui dati pur mantenendo una narrativa rassicurante.
- La whitelist sui cookie “a basso rischio”, per esempio, rischia di diventare una scorciatoia per l’estrazione di dati senza reale consapevolezza dell’utente.
- La pseudonimizzazione facilita l’addestramento dei modelli, ma lascia aperta una domanda che nessuno affronta davvero: chi controllerà l’evoluzione dei data labs e quali garanzie avrà il cittadino?
- Conclusione
Il Digital Omnibus appare come una grande opera di semplificazione normativa, utile ma insufficiente.
L’Europa sta mettendo ordine nei documenti ma non nei fondamenti tecnologici.
Senza una rete cloud sovrana, senza una migrazione immediata alla crittografia post-quantistica, senza un ripensamento della centralizzazione dei dati, la promessa di sicurezza e autonomia rimarrà incompleta.
In un mondo in cui la sovranità si misura in capacità tecnologica, non in pagine di regolamenti, questo non è un dettaglio: è un avvertimento.
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