La domanda scomoda che nessuno vuole porsi
Perché gli artisti, gli attori, i musicisti e tutta la gente dello spettacolo, quando parlano male del sistema, vengono emarginati, messi al bando e non li fanno lavorare più? È una domanda che brucia, una verità scomoda che attraversa decenni di storia dello spettacolo, dall'Italia agli Stati Uniti, passando per ogni angolo del mondo artistico.
La Storia Insegna: Le Liste Nere di Hollywood
Non si tratta di teoria del complotto, ma di storia documentata. La Hollywood Blacklist degli anni '40 e '50 rappresenta l'esempio più emblematico e brutale di come il sistema possa distruggere chi osa dissentire. Il 25 novembre 1947 nacque la prima lista nera sistematica: sceneggiatori, attori, registi, musicisti vennero ostracizzati perché accusati di simpatie comuniste o semplicemente per essersi rifiutati di collaborare con le indagini del Comitato per le attività antiamericane.
Dalton Trumbo, uno dei "Hollywood Ten", fu messo alla gogna e costretto a scrivere capolavori come "Vacanze Romane" sotto pseudonimo. Solo nel 1960, quando Kirk Douglas ebbe il coraggio di inserire il suo nome nei titoli di testa di "Spartacus", la lista nera cominciò a sgretolarsi. Ma quanti anni erano passati? Quante carriere distrutte? John Garfield e Philip Loeb morirono prematuramente a causa dello stress di quegli anni di persecuzione. Lena Horne venne inserita nella lista per il suo impegno sui diritti civili. Dorothy Parker, Judy Holliday, Paul Robeson: tutti messi a tacere, tutti ostracizzati.
Italia: La Censura dal Fascismo alla Rai
Anche in Italia la storia non è diversa. Durante il fascismo, il Ministero della Cultura Popolare impose un controllo ferreo sugli artisti. Pittori come Filippo de Pisis, Renato Birolli, Renato Guttuso, Fausto Pirandello, Aligi Sassu furono emarginati perché il loro sentire dissentiva dalla retorica ufficiale.
Nel dopoguerra, la censura cambiò forma ma non sostanza. Moni Ovadia, attore e intellettuale, ha denunciato ripetutamente come i politici decidano "le nomine di coloro che sono preposti alle direzioni delle istituzioni e degli eventi artistici basandosi, prevalentemente, su interessi di clientela, di bottega, di partito", aggiungendo che "questi esponenti di partiti molto frequentemente non hanno alcuna competenza su cui fondare le loro scelte".
La musica italiana è stata teatro di una censura sistematica: Domenico Modugno nel 1957 fu censurato per "Resta cu'mme" perché quel verso "Nun me 'mporta d'o passato" era troppo scandaloso. Mina dovette cambiare "L'importante è venire" in "L'importante è finire". Perfino Tosca di Puccini fu censurata all'esordio nel 1900 perché le "belle forme" erano troppo esplicite.
Lucio Battisti, Ron, Vecchioni, Claudio Baglioni, Francesco De Gregori, Francesco Guccini, Lucio Dalla, Fabrizio De André, Giorgio Gaber, Elio e le Storie Tese: tutti hanno subito modifiche ai testi o esclusioni dalle apparizioni televisive. La Rai, in particolare, ha esercitato per decenni un controllo ideologico mascherato da tutela del "comune senso del pudore".
Il Cinema Sotto Assedio
Il cinema italiano ha pagato un prezzo altissimo. Bernardo Bertolucci vide "Ultimo Tango a Parigi" (1972) sequestrato, condannato al rogo, con lui stesso condannato a 4 mesi di reclusione per "esasperato pansessualismo". Solo nel 1987 il film venne riabilitato. L'interdizione temporanea dai pubblici uffici di Bertolucci rappresenta un caso da manuale di censura politico-morale.
Pier Paolo Pasolini combatté tutta la vita contro la censura: da "Accattone" (1961) a "Teorema" (1968), sequestrato per oscenità, fino a "Salò o le 120 giornate di Sodoma", presentato postumo. Michelangelo Antonioni vide "Blow-Up" (1967) sequestrato dalla Procura di Ancona per oscenità.
Mario Monicelli dovette aspettare dal 1953 al 1954 per vedere "Totò e Carolina" ottenere il nulla osta, dopo tagli sostanziali. Il caso è infinito: da Elio Petri a Giuliano Montaldo, da Stanley Kubrick con "Arancia Meccanica" a registi contemporanei, il cinema che disturba viene sistematicamente attaccato.
Lo Scandalo De Dominicis: Quando l'Arte Diventa "Vergogna"
L'8 giugno 1972, alla XXXVI Biennale di Venezia, Gino De Dominicis espose "Seconda soluzione di immortalità (l'universo è immobile)": un'installazione che comprendeva tre opere e Paolo Rosa, un giovane con sindrome di Down, seduto a osservarle. Lo scandalo fu immediato. La sala venne chiusa, l'artista denunciato per "sottrazione di incapace" (verrà assolto nell'aprile 1973 "perché il fatto non sussisteva").
I giornali titolarono: "Il mongoloide alla Biennale", "Sala della vergogna", "mostra degli orrori", "arte bestiale". Pasolini stesso scrisse che il caso De Dominicis era "il prodotto della sottocultura italiana". Ma l'opera poneva domande fondamentali sull'immortalità, sulla percezione del tempo, sulla nostra incapacità di concepire dimensioni diverse dall'esistente. L'isteria collettiva impedì ogni discussione: De Dominicis fu ridotto a "il mostro che ha esposto un disabile".
Il #MeToo e le Sue Vittime Sacrificali
Quando Rose McGowan nel 2017 denunciò pubblicamente Harvey Weinstein, diventò la prima di oltre 80 donne a parlare. Ma cosa le costò? La sua carriera era già stata "rubata", come lei stessa ammise: "Mi manca esibirmi. Ma la mia carriera è stata rubata. Siamo stati tutti rubati". Weinstein aveva parlato male di lei in tutto il settore, consigliando a registi e studi di non lavorare con lei.
Ashley Judd, Annabella Sciorra, Mira Sorvino: tutte riferirono di essere state inserite in una lista nera informale dopo aver rifiutato le avances di Weinstein. Il sistema le aveva punite per aver detto no. E quando finalmente trovarono il coraggio di parlare, lo fecero a carriere ormai compromesse.
Asia Argento, che denunciò i fatti del 1997 vent'anni dopo, pagò il prezzo di essere stata tra le prime. Il sistema dello spettacolo, che pure sapeva tutto, aveva preferito il silenzio complice.
Mel Gibson: Il Razzista Perdonato (A Metà)
Nel 2006 Mel Gibson fu arrestato per guida in stato d'ebbrezza e proruppe in insulti antisemiti: "Gli ebrei sono responsabili di tutte le guerre nel mondo" disse ai poliziotti, definendoli "fottuti ebrei". La sua carriera crollò istantaneamente. Ma Gibson aveva alle spalle decenni di comportamenti discutibili: commenti omofobici nel 1992, accuse di antisemitismo per "La Passione di Cristo" nel 2004, insulti razzisti e violenze domestiche nel 2010.
Eppure Gibson è tornato. Nel 2016 "Hacksaw Ridge" gli valse sei nomination agli Oscar. Come? Chiese scusa, partecipò a incontri con le comunità ebraiche, e soprattutto: aspettò che il tempo facesse il suo corso. Ma Winona Ryder nel 2020 rivelò che già nel 1995, a una festa, Gibson l'aveva chiamata "ebrea fritta al forno" (chiaro riferimento ai forni crematori), e aveva fatto commenti omofobi a un suo amico gay. Gibson negò tutto, definendo le accuse "false al 100%".
Il sistema ha perdonato Gibson perché è un nome che porta soldi. Ma quanti artisti meno potenti sono stati distrutti per molto meno?
La Vera Risposta: Il Coraggio che Manca
Tutte queste storie sono vere. La censura esiste. Il sistema punisce chi dissente. Gli artisti vengono emarginati quando osano criticare il potere, quando disturbano il perbenismo, quando toccano nervi scoperti. Ma c'è una verità ancora più importante, ancora più dolorosa: sono lasciati soli.
Se tutta la gente dello spettacolo che condivide privatamente certe idee, che vorrebbe parlare ma non ha il coraggio, lo facesse in modo solidale e convinto, nessuno verrebbe attaccato. Se gli artisti si sostenessero a vicenda, se agissero come blocco unito invece che come individui isolati, le istituzioni avrebbero un duro colpo d'immagine e sarebbero costrette a fare marcia indietro.
Questo è il vero problema: la paura prevale sulla solidarietà. È più facile lasciare che qualcuno paghi da solo il prezzo del dissenso, piuttosto che esporsi in prima persona. È più comodo aspettare che la tempesta passi, piuttosto che affrontarla insieme.
Kirk Douglas, quando nel 1960 inserì il nome di Dalton Trumbo nei titoli di testa di "Spartacus", fu considerato un giovane sfacciato. I suoi amici gli dissero che stava buttando via la sua carriera. Ma fu proprio quel gesto di coraggio – un attore potente che mise il proprio nome al servizio di chi era stato cancellato – a rompere la lista nera.
Il Potere della Solidarietà Mancata
Immaginate se nel 2017, quando Rose McGowan parlò, tutte le attrici di Hollywood avessero fatto lo stesso simultaneamente. Immaginate se Bertolucci, Pasolini, Antonioni e tutti i registi censurati avessero creato un fronte comune. Immaginate se Battisti, De André, Gaber e tutti i cantautori italiani avessero rifiutato collettivamente di piegarsi alla censura Rai.
Il sistema funziona perché isola. Divide. Conquista uno alla volta. E gli artisti, nella loro individualità, nella loro competizione per la sopravvivenza, accettano questo gioco al massacro. Guardano l'altro cadere e pensano: "Meglio lui che io".
L'Appello Finale
È tempo di finirla. È tempo che gli artisti, gli attori, i musicisti, gli intellettuali smettano di essere complici del proprio asservimento. È tempo di creare reti di solidarietà reale, non dichiarazioni di facciata sui social network.
Quando uno viene censurato, devono parlare tutti. Quando uno viene messo al bando, devono alzarsi tutti. Quando uno paga il prezzo del coraggio, devono essere tutti a dividere quel prezzo.
Perché la verità è questa: il sistema ha paura di voi. Ma solo se siete uniti. Solo se siete solidali. Solo se avete il coraggio di difendere chi ha il coraggio di parlare.
Altrimenti continueremo a vedere carriere distrutte, artisti emarginati, verità scomode sepolte. E a cinquant'anni di distanza scriveremo articoli su quanto fossero coraggiosi quelli che hanno osato. Ma nel frattempo, li avremo lasciati soli.
La domanda non è più "perché li emarginano". La domanda è: "perché noi li lasciamo emarginare?"
E voi, cari lettori, continuerete a guardare in silenzio mentre qualcuno paga per aver detto ciò che molti pensano ma nessuno osa dire? O è arrivato il momento di pretendere che chi lavora nell'arte e nella cultura mostri la stessa solidarietà che predica?
Il prossimo a cadere potrebbe essere il vostro artista preferito. E quando accadrà, ricordate: è successo perché nessuno ha avuto il coraggio di fermare questa macchina prima.






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